Un’ Idea per le Vacanze : Pisciotta

Imbrunire del giorno
Sensazione di tranquillità, calma, pace con il mondo e profumi di terra e di mare.

Se quest’anno avete deciso di non portare in vacanza con voi tutti e cinque i sensi, vi sconsigliamo Pisciotta. Il verde uniforme delle migliaia di piante di ulivo, il giallo delle ginestre, l’azzurro del cielo, il blu trasparente del mare, il rosso vivo dei tramonti, non potrebbero essere ammirati! Le diverse inflessioni dialettali dei paesini della zona con tracce di termini greci e romani (documentate dagli studi del prof. Rohlfs, glottologo di fama mondiale), non potreste ascoltarle il mercoledì al mercato all’aperto, dove confluisce gente dall’intero Cilento per vendere e per comprare di tutto. Non potreste stendervi sulle spiagge di Gozzipuodi o del Passariello e sentire sulla pelle il piacevole caldo trasmesso dalle “agliaredde” (pietre levigate dal mare), oppure farvi coprire di sabbia finissima sulla spiaggia della Gabella, con la sola testa all’infuori, e riceverne dei benefici inaspettati per l’organismo. Non potreste acquistare prima di partire l’olio prodotto a Pisciotta, per far partecipi i vostri amici del sapore vero dell’olio gustato, quale condimento genuino, sull’insalata verde, sui pomodori, su di una mozzarella (lo sapevate che il Prof. Keys, famoso dietologo americano, ha inserito l’olio d’oliva del Cilento nella dieta mediterranea?). Non potreste, la sera all’imbrunire, dopo avere osservato estasiati un tramonto da sballo, con dei colori irripetibili, fare un salto sul molo del porto di recentissima costruzione, quando rientrano i pescatori di Marina con gozzi e pescherecci le cui cassette del pesce pescato diffondono nell’aria un odore antico, quello della natura marina incontaminata.

Ecco solo alcune delle sensazioni che Pisciotta non vi può dare se avete deciso di non portare in vacanza con voi i cinque sensi. Se a questo punto però avete cambiato idea ed i cinque sensi vengono con voi in vacanza visitate pure Pisciotta. Con i suoi fabbricati di fattura medievale sovrastati dalla severa mole del Palazzo Marchesale, Pisciotta ha un litorale di 10 Km circa di variegate spiagge (da nord verso sud): Fiumicello ed Acquabianca (3 Km circa), Passariello (Km 0.400), Torracca (2 Km), tutte ciottolose; le spiagge dell’area portuale e dell’abitato di Marina (Km 0.700), della Ficaiola (Km 0.700), sabbiose-ciottolose; della Gabella (Km 1,5), sabbiosa. Pisciotta con un clima tra i più miti e gradevoli, con temperature medie che oscillano d’inverno sui 10/11 gradi centigradi e d’estate sui 22/23. Con un mare nei cui fondali è presente la Posidonia, una pianta che segnala il buon stato di salute dell’habitat. Pisciotta, dov’è ancora possibile ascoltarne il canto ed osservare in volo i cardellini, le cinciallegre, i fringuelli, le capinere: indicatori ecologici di indubbia attendibilità. Pisciotta è tutto ciò! Con assenza completa di industrie, le risorse prevalenti di Pisciotta sono il turismo, I’artigianato e l’olio d’oliva (prodotto da piante millenarie). In ripresa si segnala la pesca, dopo il completamento del porto. 3.500 sono i posti letto tra alberghi, villaggi, campeggi ed appartamenti per vacanze. Pisciotta vi offre tutto ciò e molto di più! P.S. Se la vostra visita a questa terra dovesse capitare in un periodo dell’anno diverso dall’estate non temete, sarete sempre “allietati dalla antica serena amabilità del suo popolo”.

Natura e gastronomia

Non fatevi ingannare dalla giovane età, se hanno solo 16/17 anni, le mamme e le nonne hanno da tempo trasmesso loro i segreti della tradizione gastronomica di Pisciotta e del Cilento, di cui sono gelose depositarie. Ci riferiamo alle ragazze che sono già in grado di utilizzare al meglio l’olio d’oliva (naturalmente della specie pisciottana, scientificamente riconosciuta e diffusa su tutto il territorio cilentano) per degli ottimi sughetti, per delle insalate favolose, per condire la pizza napoletana e conservarne inoltre il frutto per un gustoso antipasto. Ed a proposito di prodotti conservati (usanza consolidatasi per necessità nel passato, quando con il frutto del lavoro dei mesi di bel tempo ci si nutriva anche nelle interminabili ed inattive giornate invernali ), le stesse ragazze sono abili nel mettere sotto sale le alici in preziosi vasetti di terracotta, nel conservare sott’olio in vasetti di vetro il tonno cotto a vapore, ed ancora le melenzane, i funghi ed i carciofini sott’olio, i peperoni ed i pomodori sott’aceto. Soprattutto nelle frazioni di Rodio e Caprioli, ma anche nelle contrade Pietralata e Valle, troverete giovanette abili nella preparazione di formaggi e caciotte. Della preparazione del pomodoro in bottiglia (dopo una sapiente cottura in calderoni anneriti dal fumo, la cui comparsa annuncia il dolcissimo mese di settembre), sono capaci tutte indistintamente. La “ciauledda” poi, un piatto in cui raggiungono un armonico sapore, peperoncini, melenzane, fagiolini, patate, pomodori, cipolla e basilico, è il capolavoro di queste ragazze; assieme alla “caponata”: freselline con pomodori, olive e l’immancabile olio. Per la lavorazione e la trasformazione della carne di maiale (sono poche le famiglie che non ne allevano uno, dopo averlo acquistato con competenza alla fiera di Caprioli il 18 marzo) tocca questa volta ai ragazzi dimostrare abilità straordinaria nella preparazione di prosciutti, sopressate, salsicce, capicollo. A Marina di Pisciotta invece è il “caurasu”, un inaspettato connubio tra pesce e verdura a farla da grande, senza dimenticare l’insalata di alici di “menaide”, (pescate con una rete speciale, la menaide, in dialetto “menaica”, che mantiene intatta la prelibatezza delle alici); un tipo di pesca oramai quasi abbandonato e che a Marina di Pisciotta resiste con una decina di famiglie di pescatori che la praticano. Su questa nostra tavola ideale non poteva mancare la pasta, naturalmente, quella fatta in casa: dalle lasagne, ai fusilli, ai cavatielli, ai tagliolini, dalle lagane ai ravioli e così via. Pensate che alcuni ristoranti, dietro prenotazione, ve la preparano con i tempi e la pazienza che richiede una simile lavorazione. In definitiva tanti laboratori gastronomici quanti sono i nuclei familiari, i cui prodotti sono, è vero, ad uso e consumo dell’economia familiare ma che a volte, senza difficoltà, i visitatori piu’ esigenti possono reperire presso negozianti, amici o semplici conoscenti.

Storia

“Un uomo scaltro come un saraceno, con la figura di un principe normanno, la gioia dell’arte di un antico greco, signore di vita come uno spagnolo, e giusto e forte come un romano. Tira la somma: il vero pisciottano”. Parafrasando un detto conosciuto forse riusciamo a delineare la “figura” storica del pisciottano. Dimostrano quanto su affermato le vicissitudini riportate, per sommi capi, nei cenni storici che seguono. Pensate, le prime ipotesi sulle origini e sulla storia di Pisciotta sono collegate alla distruzione di Troia (650 a.C.). Le cose sembrano siano andate più o meno così: nel 650 a.C. i troiani, sfuggiti all’incendio ed alla distruzione della loro città, approdarono sul lido ionico, dove fondarono Siri. Gli abitanti di Siri, i Sirini, avanzarono verso ovest, seguendo l’ampia valle del fiume Sinni, fino al lago ed al monte Sirino (che da essi presero il nome), presso l’odierna Lagonegro. Fondata Siruci (oggi Seluce, frazione di Lauria), si spinsero fino al mar Tirreno, sul lido dell’odierno Golfo di Policastro. Qui essi fondarono la colonia di Pixous. A testimonianza di ciò una rarissima serie di antiche monete, recanti, in caratteri arcaici, i nomi coniati di Sirinos e Pixoes, riferentisi, rispettivamente, alle popolazioni delle due città di Siri e Pixous. Il nome “Pixous”, dalla radice “PYX”, deriva dal bosso (buxus sempervirens), arbusto sempre verde delle buxacee (simbolo della giovinezza e della forza, del coraggio, della perennità del pensiero e dell’opera; il bosso orna lo stemma del Comune di Pisciotta). Una curiosità: le siepi dei giardini del Quirinale a Roma sono costituite da bosso. Dall’etimologia greca e da quella latina derivano i nomi di Pixous, Pixo, Pixunte, Buxentum e Bussento.

Lo stemma

Nel 194 a.C. la Pixous greca divenne la Buxentum romana e nel 915, quando questo centro viene depredato e bruciato dai Saraceni di Agropoli, ne ha già cambiato il nome latino in quello attuale di Policastro. È l’anno 915 a segnare la nascita di Pisciotta. Gli abitanti di Bussento, dopo che i Saraceni di Agropoli assalirono, saccheggiarono e diedero alle fiamme il loro villaggio, cercarono scampo sui monti e sulle alture circonvicine. Molti si traferirono al di là del promontorio di Palinuro, dove formarono un piccolo villaggio, che chiamarono, in ricordo della perduta patria, Pixoctum, cioè piccolo Pixous. Da Pixoctum si ebbero poi Pixocta, Pissocta e Pisciotta. Il borgo Nulla sappiamo dei primi anni di vita del nuovo borgo e solo nel XII secolo, sotto Guglielmo II, troviamo per la prima volta il toponimo Pissocta, posseduta come feudo da Niello, suo cittadino. È del 1144 il documento più antico che riporta il nome di Pisciotta, il Catalogus Baronum. L’anno 1464 segna poi per il paese uno sviluppo notevole, allorquando gli abitanti superstiti di Molpa, in seguito alla distruzione del loro villaggio, si rifugiarono a Pisciotta. Fino al 2 Agosto 1806, quando Giuseppe Napoleone re di Napoli decretò finita la feudalità, la storia di Pisciotta è una interminabile enumerazione di passaggi feudali da un “Padrone” all’altro. I Caracciolo (1270), i Sanseverino (nel 400), i Pappacoda (1590), sono alcune delle famiglie (tra le più potenti del regno) ad averne avuto il possesso. Uno dei tanti passaggi: Pisciotta acquistata nel 1554 da don Sancho Martinez de Leyna, capitano generale delle regie galee, per 17.000 ducati, fu rivenduta nel 1578 a don Camilo Pignatelli per 30.000 ducati. Da segnalare due sacerdoti eletti vescovi: Luigi Pappacoda di Pisciotta, nominato Vescovo di Capaccio nel 1635 (che, tra l’altro, rimase a Pisciotta senza trasferirsi a Capaccio e fece della bella chiesa di S. Pietro la Cattredale) e Giovanbattista de Bellis di Rodio, vescovo di Telese. Nel 1708, con i suoi 2163 abitanti, è tra i più popolosi ed importanti paesi a sud di Salerno. L’anno 1806 fu teatro di duri scontri tra Francesi e Borboni. La guerra tra Francesi e Spagnoli, i moti del Cilento e l’epopea Garibaldina a cui, in nome dell’indipendenza e della libertà, presero parte i figli migliori di Pisciotta, sono i grandi avvenimenti della Storia del Paese. Il castello Ed il Cenotafio di Palinuro, il Castello, le Torri di avvistamento, la Chiesa di S. Pietro, i Palazzi Padronali, sono alcune testimonianze del Passato tramandate ai nostri giorni.